Smentita l'usanza dei Fenici di praticare il sacrificio dei neonati. Nell'isola di Mozia, in Sicilia, i recenti scavi nel locale ''tofet'' (sepolcro) hanno fornito un contributo fondamentale per la comprensione del rito del sacrificio di bambini nella civilta' fenicia. I ritrovamenti hanno infatti dimostrato che la presenza di corpi di neonati nei ''tofet'' non e' legata all'usanza di bruciare i bambini morti alla nascita, ma a una deliberata offerta di esseri umani alla divinita', collegata a fasi di particolari crisi di carattere pubblico e privato. Le uccisioni erano comunque limitate a un paio all'anno.
Sono queste le conclusioni a cui sono arrivate alcune ricerche dell'Istituto di studi sulle civilta' italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Consiglio nazionale delle ricerche, presentate a Roma al convegno ''Nuove luci sul Mediterraneo'', organizzato dal Cnr in occasione del decennale della morte del grande archeologo Sabatino Moscati, illustre specialista della civilta' fenicia e punica.
Altre novita' sui Fenici arrivano dalla Sardegna, dove l'Istituto di studi sulle civilta' italiche e del Mediterraneo ha avviato studi nel Sulcis e nell'Oristanese. Nel primo caso le indagini al ''tofet'' di Sant'Antioco hanno evidenziato strette relazioni con i Sardi, come dimostrato anche dalle ricerche avviate al Nuraghe Sirai e a Monte Sirai, dove la compresenza di elementi fenici e indigeni e' attestata anche per il VII e il VI secolo a.C. Nell'Oristanese, le evidenze degli scavi sui Monti Prama, alle spalle di Tharros, sono un importante indizio delle interazioni tra le comunita' sarde e il mondo fenicio, portatore di nuovi stimoli culturali, ma anche di forti spinte di rinnovamento sociale.